mercoledì 25 aprile 2007

li|be|ra|zió|ne

liberazióne da http://www.demauroparavia.it/
s.f.
FO
1a il liberare, il liberarsi e il loro risultato; il rimettere in libertà, il restituire alla libertà: il prigioniero ha ottenuto la l., l. di uno schiavo
1b il rendere libero da un’oppressione, un’invasione e sim.: lotta, moti di l., guerra di l. solo sing., per anton., con iniz. maiusc., la fine dell’occupazione tedesca in Italia e in altri paesi europei al termine della seconda guerra mondiale la festa civile che in Italia celebra tale evento; il giorno (25 aprile) in cui tale festa ricorre
1c emancipazione: l. della donna
1d l’essere libero, sollevato da una sofferenza, un fastidio e sim.: l. da un tormento, da un rimorso; provare un senso di l.; superare quell’esame è stata una l.

martedì 17 aprile 2007

Tra abuso e consumo: le nuove dipendenze.


Secondo appuntamento dell'iniziativa "Crescere con i nostri figli" , incontri per genitori consapevoli, sul tema dell'abuso e del consumo, relatore Dott. Riccardo Gatti medico, psicoterapeuta, Direttore del Dipartimento delle Dipendenze dell’Asl Città di Milano.

Nei due anni prima della morte Pasolini aveva scritto alcuni articoli sul Corriere della sera, in particolare uno il 9 dicembre 1973, "Sfida ai dirigenti della televisione”, dove tracciava la responsabilità della televisione ...
Non certo in quanto "mezzo tecnico", ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere.
... l'altro due anni dopo, il 24 luglio 1975, "La droga: una vera tragedia italiana" ...
ciò che mi par di sapere intorno al fenomeno della droga, è il seguente dato di fatto: la droga è sempre un surrogato. E precisamente un surrogato della cultura. Detta così la cosa è certo troppo lineare, semplice e anche generica. Ma le complicazioni realizzanti vengono quando si esaminano le cose da vicino. A un livello medio - riguardante "tanti" - la droga viene a riempire un vuoto causato appunto dal desiderio di morte e che è dunque un vuoto di cultura.
Mito dell'accelerazione, della compressione spazio/tempo.... si comprime per aver più spazio. in minor tempo ci si sposta.... cresce lo spazio e il "vuoto" e il tempo manca, non si ha più tempo per fare.... compressione anche delle nostre basi culturali... come in informatica, abbiamo un problema, non si riesce a comprimere senza perdite e se si cerca di tornare indietro, non si ha l'oggetto di partenza, mancano dei dati. Operando la compressione dello spazio e del tempo abbiamo perso significati.

Un media cambia la storia di per se, non per quello che contiene... La televisione è stata e continua ad essere il sostituto dello spazio della famiglia in cui raccontarsi, raccontare, educare, apprendere ed accrescere l’esperienza ma, poco per volta, più che un sostitutivo di valori ormai volatilizzati è diventata ciò che determina la visione della realtà e regola il comportamento. Costituisce la nuova cultura: la cultura dei format.

Format: prodotto televisivo che definisce com'è fatto un programma... format ha successo quando lo share è alto, share alto fa vendere prodotti, non solo quelli che si pubblicizzano, ma anche quelli che non pubblicizzano, ma che hanno indosso, che non dicono ma si notano comportamenti, movenze..... ci sono strategie di marketing per la destra e per la sinistra...
Il format potrebbe essere considerato un grande contenitore dove vengono declinate ed interagiscono regole precodificate (che abbiamo già introiettato e sono in grado di generare automaticamente comportamenti ed emozioni), assieme ad eventi di nuova codifica che, a loro volta, possono generare ulteriori regole da introiettare. Aderendo ai format si è continuamente insoddisfatti perché i nostri bisogni sono continuamente compressi ed espansi, semplificati e poi resi complessi attraverso un continuo lavoro di ricodifica che propone costantemente nuovi modelli di consumo. Il concetto di cittadino finisce per equivalere con quello di consumatore. Naturalmente si tratta di un consumatore (che deve credere di essere) consapevole operando delle scelte che, tuttavia, possono solo collocarsi all’interno di una serie di format di consumo precodificati e strutturati ad hoc.

Minori: sono sempre stati sfruttati, prima del '75 la nostra società li sfruttava mandandoli a lavorare; ora sono trasformati in generatori di consumi tramite la TV.
Imprinting -> forma di apprendimento primario che si verifica in un periodo della vita detto periodo critico quando si è predisposti biologicamente a quel tipo di apprendimento.
Per i nostri figli l'imprinting è dato dalla TV che fa crescere in loro comportamenti automatici di consumo.
Se il bimbo vuole un prodotto, il genitore fa i debiti per comprarlo, pur di non farlo sentire diverso.

Droga: giornali e media ne parlano  usando aggettivi come "micidiale", 
ne fanno un format legato "all'emergenza"
La droga diventa un fenomeno circoscritto che abitualmente capita agli altri e se capita  
lo si tratta come un incidente.
C'è un network produttivo che fattura più dell'Italia e controlla la vendita della droga.
Droga è moneta di scambio, droga è prodotto che si vende.
La rivoluzione che c'è stata è il passaggio da una organizzazione di vendita al dettaglio ad una organizzazione di vendita di grande distribuzione, una organizzazione di vendita piramidale.
Trasformazione della droga in prodotti per gente consapevole, che si prende perchè piace, per tranquillità, per sicurezza. Il mercato non tira più ai tossici, ma a tutti i tipi di clientela.
Mercati contigui.
distruzione di una cultura -> se ne fa una di consumo -> format di consumo -> identificazione delle persone e creazione di un disagio -> soddisfazione del disagio creandone un altro per poi soddisfarlo.
Droga oggi è controllo economico-politico-finanziario.

Costi sociali altissimi, come si fa a ridurre il danno? Cosa si può fare?
Riconoscere il pericolo, il mercato, che fa parte della nostra cultura. Questione culturale anche la crescita dei nostri bambini. Compito della scuola e degli adulti far comprendere il mondo e come navigarlo, dare strumenti di navigazione, non lasciarli soli.

Convergenza multimediale è il nuovo media. Il capire se una notizia è vera o falsa era compito del giornalista, ora lo dobbiamo fare noi ed è molto più difficile.

Ogni format di consumo può essere accattivante e splendente ma non brilla mai di luce propria e soprattutto non è così accattivante, se lo si sa leggere. Ancora una volta è un problema di cultura ma anche di analfabetismo. Per quanto riguarda il cambiare il mondo credo si possa fare, come sempre, poco per volta.

Occorre esserci un po' di più.